Un successo nazionale e internazionale che è andato al di là delle nostre aspettative
La pandemia ha costretto a cambiare data e formula del Festival. Ma gli oltre 800 eventi in Italia e le decine di iniziative all’estero mostrano un'ampia mobilitazione della società. 26/10/20
di Enrico Giovannini
Portavoce dell’ASviS
Quando, a causa della pandemia, decidemmo di spostare a settembre-ottobre il Festival dello sviluppo sostenibile – normalmente organizzato tra maggio e giugno – eravamo pienamente consapevoli della necessità di cambiare profondamente il format degli eventi e, ovviamente, i contenuti della manifestazione. E sapevamo anche che la numerosità degli eventi sarebbe stata influenzata significativamente dai limiti imposti dall’emergenza sanitaria: ad esempio, sapevamo che difficilmente avremmo avuto nel cartellone i 300 e più eventi organizzati l’anno scorso dalle università italiane. Così come sapevamo che tante ambasciate italiane all’estero – coinvolte per la prima volta nel Festival – avrebbero avuto difficoltà ad organizzare eventi a causa della situazione sanitaria nei Paesi in cui operano.
Potete quindi immaginare la soddisfazione, e anche una certa sorpresa, per lo straordinario successo dell’edizione 2020 del Festival. Non solo per l’elevatissimo numero di eventi organizzati, oltre 800, e le decine di Paesi in cui le ambasciate e i consolati italiani – nonostante le difficoltà - hanno organizzato momenti di riflessione sullo sviluppo sostenibile, quanto, e soprattutto, per la qualità degli eventi e delle iniziative lanciate in connessione col Festival, per l’entusiasmo degli organizzatori di eventi e dei mancati organizzatori – tantissimi – che non sono riusciti a concretizzare il loro desiderio di partecipazione a causa della pandemia, per la qualità del Rapporto ASviS presentato nell’evento di chiusura del Festival e dei position paper elaborati da diversi gruppi di lavoro dell’Alleanza, per i quasi due milioni di persone che hanno seguito gli eventi principali del Festival e la serie di conversazioni “Voci sul futuro” organizzate con l’ANSA e le decine di milioni di persone raggiunte dalla campagna del Festival.
Rinviando per ulteriori approfondimenti agli articoli che danno conto dei principali risultati del Festival, credo sia doveroso riconoscere che, nel nostro Paese, il tema dello sviluppo sostenibile è ormai divenuto popolare e capace di mobilitare ampie fasce della nostra società. E questo è molto più importante e positivo del fatto che tutti ormai parlino del tema, che l’Unione europea abbia posto l’Agenda 2030 al centro delle proprie politiche o che le pubblicità commerciali usino così spesso riferimenti alla sostenibilità da far dire ad alcuni che tale termine sia ormai “bruciato”.
Ovviamente, ci piace pensare che l’ASviS abbia avuto una parte significativa in questo processo, come viene riconosciuto da tantissimi. Ma sarebbe sciocco non riconoscere che l’Agenda 2030 stia diventando un riferimento comune per tanta parte della società italiana grazie alla sua capacità di offrire una visione del futuro, e una visione inclusiva, cioè capace di accogliere tutti i soggetti che si occupano di tematiche settoriali, per quanto importanti, tutte però ricomprese nei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Come disse l’ex presidente della RAI Monica Maggioni in occasione del Festival 2018, l’Agenda 2030 è un grande dono perché è così complessa che nessuno può pensare di realizzarla da solo e questo obbliga alla cooperazione tra tutti.
Ma la battaglia è tutt’altro che vinta. Larghi strati della società italiana e delle classi dirigenti sono ancora refrattarie alla visione proposta dall’Agenda 2030 e basta guardare al dibattito pubblico sulla preparazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza per comprendere quanta strada ci sia ancora da fare. Nel documento predisposto dal Governo contenente le linee guida per la preparazione del Piano la parola “futuro” è assente, mentre è presente ben 18 volte negli analoghi documenti spagnoli e francesi, così come manca un riferimento all’Agenda 2030, preminente nel documento spagnolo.
Per questo l’ASviS continuerà la sua battaglia per fare dello sviluppo sostenibile il centro delle politiche pubbliche e delle strategie aziendali, il riferimento delle decisioni individuali e collettive, il collante della straordinaria ricchezza della società civile di questo nostro Paese, fiaccato e spaventato dal Coronavirus, ma ugualmente vivace e capace di slanci straordinari. Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di illustrare il Rapporto ASviS 2020 al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e potete immaginare la nostra gioia quando, dopo aver espresso le sue osservazioni sui contenuti del Rapporto, ci ha chiesto: “e com’è andato il Festival?”. Ecco, avere come rappresentante dell’unità nazionale una persona così è un ulteriore motivo di speranza e di entusiasmo per tutti coloro i quali si impegnano quotidianamente a favore dello sviluppo sostenibile.